Le caratteristiche distintive dei beni a consumo collettivo rispetto a quelli a consumo individuale o privato risultano più chiare quando si introduce il concetto di esternalità, al quale occorre dedicare un po’ di attenzione.
Le estemalità possono essere definite come gli effetti — che possono essere sia vantaggiosi che svantaggiosi — provocati sull’attività di produzione e/o di consumo di un individuo dall’attività di produzione o di consumo di un altro individuo, che non si riflettono nei prezzi pagati o ricevuti.
Il fumo della ciminiera di una fabbrica è un esempio classico e immediato di esternalità negativa.
La tecnica utilizzata dalla fabbrica per la sua produzione ha come sotto-prodotto il fumo, che viene consumato, anche se involontariamente, da coloro che risiedono vicino alla fabbrica e respirano l’aria contaminata dal fumo. L’esternalità può anche riguardare il processo di produzione di un altro individuo. Come, ad esempio, nel caso di un prato adiacente alla fabbrica, di proprietà di un agricoltore, che è danneggiato dalle emissioni di fumo. Un esempio altrettanto facile di esternalità, questa volta positiva, è dato dai prati circostanti quelli di proprietà dell’agricoltore. Le api di quest’ultimo possono nutrirsi infatti del polline dei fiori dei prati di proprietà altrui.
Le esternalità esistono quando, data la definizione esistente dei diritti di proprietà, cioè i diritti e gli obblighi incombenti su chi esercita un’attività economica il produttore non ha l’obbligo di indennizzare i consumatori o i produttori danneggiati dalle sue attività o, nel caso dei prati circostanti l’agricoltore, quando i loro proprietari non hanno modo di farsi ripagare dei vantaggi da essi prodotti.
La presenza di esternalità sia positive, nel qual caso sono note come economie esterne, che negative, nel qual caso sono note come diseconomie esterne, implica l’esistenza di un’insufficienza nel meccanismo di mercato, nel senso che le scelte degli individui sono effettuate sulla base di prezzi e di costi che non riflettono il valore effettivo delle risorse utilizzate. Ritorniamo al caso della nostra fabbrica che emana fumo.
Il produttore agirà sulla base di un costo della sua attività, il costo privato, che è inferiore a quello che sopporterebbe se dovesse pagare degli indennizzi per i danni provocati ai vicini, cioè al costo sociale (somma dei costi privati e dei danni sopportati dagli altri).
Il risultato è che egli tenderà a spingere la produzione oltre il livello cui la porterebbe se dovesse tenere conto anche delle esternaltta, cioe del costo sociale. Di qui l’imperfetto funzionamento del meccanismo di mercato.
Ora, proprio in relazione alla definizione di beni o servizi a carattere collettivo, è evidente che la presenza di esternalità è concatenata alla natura ditali beni. In effetti, il singolo che decide di produrre un bene che ha un utilizzo collettivo produce qualcosa che, senza aggiunta di costo, o con un’aggiunta minima, può essere utilizzato o consumato da altri. Crea, in altre parole, economie esterne, positive o negative.
La produzione di economie esterne è massima nel caso dei beni collettivi puri, in cui il parametro a è uguale a O, ed è minima nel caso
Si è scritto appositamente minima e non nulla. Non solo perché è difficile immaginare una qualche azione individuale che non abbia alcun effetto esterno presente o futuro dei beni privati puri, in cui il parametro a è uguale a I. La classificazione della infinità dei casi intermedi fra i due estremi dei beni privati puri e dei beni collettivi puri può essere allora effettuata sulla base dell’intensità, o importanza, delle esternalità prodotte.Il carattere di consumo collettivo associato a un bene o servizio, cioè la presenza di esternalità, lo predispone naturalmente a un processo di fornitura da parte di una pluralità di persone. Il singolo interessato alla produzione di un bene, che produce economie esterne, cercherà altri individui per effettuare congiuntamente la produzione e dividerne il costo, perché questo non aumenta — beninteso all’interno di determinati limiti — all’aumento del numero degli utilizzatori, o consumatori.